Si moltiplicano ai danni degli utenti finali (famiglie e imprese) le telefonate, spesso anche molto aggressive, con cui si viene sollecitati a effettuare il passaggio pena il rischio di sanzioni o, peggio, di un blocco della fornitura energetica

Il pressing degli operatori rispetto al passaggio dalla maggior tutela al mercato libero per le bollette di luce e gas non accenna a diminuire nonostante lo slittamento della data prevista per l’addio al regime di prezzi calmierati fissato ora al 1° gennaio 2022 dall’ultimo decreto Milleproroghe. Si moltiplicano così ai danni degli utenti finali (famiglie e imprese) le telefonate, spesso anche molto aggressive, con cui si viene sollecitati a effettuare il passaggio pena il rischio di sanzioni o, peggio, di un blocco della fornitura energetica. Sollecitazioni che spingono spesso i clienti a cambiare per il timore di incappare in problemi o richiami e a sottoscrivere contratti poco vantaggiosi ma fatti passare come proposte dal risparmio assicurato. Ma come difendersi dalla giungla di offerte? Ecco quello che occorre sapere per gestire il passaggio al mercato libero senza traumi.

Cosa significa maggior tutela?

Innanzitutto è bene chiarire cosa si intende per maggior tutela e quanti sono attualmente gli utenti finali interessati. I servizi di tutela di prezzo rinviano a condizioni economiche e contrattuali fissate dall’Autorità per l’energia, le reti e l’ambiente presieduta da Stefano Besseghini: i prezzi riflettono le condizioni prevalenti nel mercato all’ingrosso e si riferiscono solo alla fornitura della materia prima perché questo tipo di regime non include, diversamente da quello che accade nel mercato libero, servizi aggiuntivi. Attualmente, secondo gli ultimi dati forniti dall’Arera, nel mercato finale della vendita di energia elettrica, il mercato libero ha raggiunto il 52,1% dei clienti finali (era del 46,2% nel 2018), lasciando quindi al servizio di maggior tutela ancora circa la metà (47,7%) del mercato. Nel gas, invece, il 2019 è stato il primo anno in cui la quota maggiore della clientela (58,6%) ha optato per il mercato libero (46,8% nel 2018), mentre il 41,4% si è rivolto al mercato tutelato (53,2% nel 2018).

Il passaggio al mercato libero scatterà per tutti nel 2022?

La normativa ha previsto un passaggio in più tappe per l’addio al mercato tutelato: per le piccole imprese la data è fissata al 1° gennaio 2021, mentre per famiglie e micro-imprese la transizione scatterà il 1° gennaio 2022. Le famiglie e le piccole imprese hanno già ora la facoltà di passare dal mercato tutelato al mercato libero, dove è il cliente a decidere quale venditore e quale tipo di contratto scegliere, selezionando l’offerta ritenuta più adatta alle proprie esigenze. Vale la pena di ricordare che, dal gennaio 2018, i clienti finali che si trovano nel mercato tutelato già ricevono, secondo modalità definite dall’Autorità, informative da parte del proprio venditore in relazione al superamento delle tutele di prezzo (ad esempio, comunicazioni in bolletta nella sezione dedicata all’Autorità).

Quali imprese dovranno migrare a gennaio prossimo?

Si tratta delle aziende titolari di punti di prelievo connessi in bassa tensione con un numero di dipendenti compreso tra 10 e 50 unità e un fatturato annuo tra i 2 e i 10 milioni di euro o che abbiano un punto di prelievo con potenza contrattualmente impegnata superiore a 15 kilowatt. Per le imprese che, al primo gennaio, non avranno ancora individuato l’operatore del mercato libero verso cui migrare, scatterà l’assegnazione al servizio a tutele graduali: l’assegnazione avverrà in modo provvisorio per il semestre 1° gennaio 2021-30 giugno 2021 per gli esercenti della maggior tutela che già servono il cliente e, successivamente sarà disciplinata attraverso procedure concorsuali con i fornitori selezionati (assegnazione a regime).

In caso di mancata scelta scatta l’interruzione della fornitura?

Il passaggio al mercato libero andrà effettuato entro la scadenza fissata dalla legge. E, se ciò non avverrà, non ci saranno problematiche particolari nel caso di mancato abbandono del regime di maggior tutela. In sostanza, dopo che i servizi di tutela di prezzo saranno cessati la continuità della fornitura sarà comunque garantita ai clienti di piccola dimensione che non avranno ancora un contratto nel mercato libero, in modo che non subiscano alcuna interruzione durante il periodo necessario a trovare una nuova offerta. Una volta individuata l’offerta in grado di intercettare le proprie esigenze, i clienti stipuleranno un nuovo contratto di fornitura che sostituirà il precedente. Sarà il nuovo venditore a inoltrare la richiesta di risoluzione del vecchio contratto (recesso) al venditore precedente. E il recesso potrà scattare in qualsiasi momento senza oneri aggiuntivi e lo stop della fornitura in corso.

Cosa accade alla scadenza se non si è effettuata la scelta?

Per gli utenti che non avranno individuato un operatore del mercato libero al 1° gennaio 2022, il percorso, ancora tutto da costruire, prevede l’assegnazione di famiglie e microimprese al cosiddetto “servizio di salvaguardia” mediante il ricorso a procedure concorsuali (le aste) e con condizioni che incentivino il passaggio al mercato libero. Il meccanismo per certi versi replicherà quello già a messo a punto per le piccole imprese che migreranno, come detto, il prossimo gennaio.

Come si fa a orientarsi nella giungla delle offerte?

Per chi intende effettuare il passaggio al mercato libero, ci sono una serie di strumenti per individuare il profilo di offerta più in linea con i propri consumi oltre ad alcuni supporti informativi che l’Autorità per l’energia ha messo a punto al fine di fugare tutti i dubbi sul funzionamento del mercato libero. Sul fronte delle offerte, i clienti finali interessati al cambio del venditore possono consultare il portale Offerte (voluto dall’Arera, realizzato e gestito dall’Acquirente Unico) che mette a disposizione le offerte di energia elettrica e gas in modo da agevolare la possibilità di un confronto per l’utente finale. È l’unico comparatore pubblico disponibile sul web dove abbondano invece i siti di confronto tra le offerte gestiti da operatori privati. Per informazioni, invece, è possibile contattare lo sportello per il consumatore gestito dall’Arera (800 166 654 attivo dalle 8 alle 18 dal lunedì al venerdì, esclusi i festivi).

L’ Arera contatta i clienti finali per sollecitarli a migrare?

Assolutamente no, l’Autorità per l’energia non contatta per telefono i clienti finali né manda i propri rappresentanti al domicilio degli stessi. Bisogna prestare molta attenzione alle possibili truffe telefoniche e non o occorre essere sempre molto prudenti davanti alle chiamate di sedicenti operatori che propongono nuove offerte. Per evitare brutte sorprese, è bene chiedere sempre un riscontro scritto dell’offerta che viene formulata per avere il tempo di valutare attentamente condizioni contrattuali e prezzi.

 

Fonte: di Celestina Dominelli - www.ilsole24ore.com

Chi non ha pagato il canone Rai quest’anno rischia una multa salatissima, fino a dieci volte il canone stesso. Questa particolare tassa che gli italiani pagano per la rete pubblica deve essere contribuita da chi è in possesso di una televisione e sia al contempo titolare di una utenza elettrica. L’Agenzia delle entrate dice: “È tenuto al pagamento del canone chiunque detiene un apparecchio televisivo. Per apparecchio televisivo si intende un apparecchio in grado di ricevere, decodificare e visualizzare il segnale digitale terrestre o satellitare, direttamente – in quanto costruito con tutti i componenti tecnici necessari – oppure tramite decoder o sintonizzatore esterno”.

In molti evitavano di pagare il canone Rai e, per ovviare al problema, si decise nel 2016 di addebitare la tassa direttamente sulla bolletta della luce. Gli italiani si ritrovano quindi, sulle loro bollette, i soldi da dover pagare per la corrente elettrica e in più le 9 euro che si pagano del canone per dieci mensilità. Non sono previste modifiche per il 2021. Chi non è in possesso di una televisione ma è titolare di una utenza elettrica, può decidere di non pagare la tassa lasciando in bianco quella parte del pagamento indicato sulla bolletta. Sarà compito dell’Enel, o chi per lei, avvisare l’azienda.

La società che fornisce l’elettricità sarà tenuta a comunicare il pagamento dell’imposta all’azienda radiotelevisiva. Per ogni comunicazione mancante, la società sarà tenuta a pagare 30 euro di multa all’anno. Chi invece non ha pagato il canone Rai pur disponendo di una televisione in casa, rischia una sanzione che va dai 200 ai 600 euro. Oltre alla multa pecuniaria si rischiano anche 2 anni di carcere. Questo può accadere in caso il cittadino abbia falsificato l’autocertificazione, dichiarando di non possedere l’apparecchio televisivo, e violando quindi la legge 445.

Se si è in possesso di una televisione ma non si è titolari di un contratto di utenza elettrica, bisogna ugualmente pagare il canone Rai ogni anni, entro il 31 gennaio, tramite il modello F24. Dunque il cittadino dovrà provvedere autonomamente e se non lo fa può incorrere nella salata multa. Devono fare attenzione anche gli abitanti di quei comuni che non sono allacciati alla rete elettrica nazionale e chi quindi non riceveranno l’importo della tassa sulla loro bolletta. Nello specifico, si tratta di chi abita a: Cudi, Capraia, Capri, Favignana, Filicudi, Giglio, Lampedusa, Levanzo, Linosa, Lipari, Marettimo, Panarea, Pantelleria, Ponza, Salina, Stromboli, Tremiti, Ustica, Ventotene, Vulcano.

Sono esentati da pagamento del canone Rai le persone che hanno più di 75 anni e un reddito annuale inferiore o pari a 6713 euro. Chi supera tale reddito, per non pagare, deve avere dei collaboratori domestici fissi. Non sono tenuti al pagamento, invece, i cittadini che non hanno la televisione in casa, ma anche questi devono presentare ugualmente l’autodichiarazione apposita. Non rientrano tra gli apparecchi televisivi i tablet e i Pc che comunque permetto di visualizzare i contenuti trasmessi in chiaro dalla Rai. Attenzione alle bollette e a quei 9 euro annuali in più.

 

Fonte: www.piudonna.it

In questo articolo vogliamo rispondere in 2 minuti ad un dubbio che affligge molti italiani.

Ovvero, se non pago il canone Rai mi staccano la corrente? Quello che devi sapere te lo diremo nelle prossime righe. Dal 2016, la Legge di Stabilita’ proposta dal governo Renzi, ha introdotto alcune novità sul pagamento del canone Rai. Per prima cosa, il canone è dovuto da chiunque possieda un apparecchio televisivo. La norma presuppone che chi abbia un’utenza di energia elettrica intestata possieda anche una televisione.

Inoltre, il canone Rai verrà pagato con addebito nella fattura relativa ai consumi di energia elettrica. Per quanto riguarda l’importo, la normativa del 2016 ha previsto l’aumento a 90 euro della bolletta riferita alle abitazioni di residenza. Se vuoi sapere quanto tempo devi conservare le bollette pagate puoi leggere un nostro approfondimento in merito.

Una tassa non molto amata dai cittadini

In questo momento di grande difficoltà economica, anche il pagamento del canone può essere un problema. Senza contare che ci sono anche persone che decidono di non detenere in casa alcun apparecchio televisivo. In questo caso la legge esonera dal pagamento. Dovremo semplicemente presentare un’autocertificazione. Questo documento è fondamentale in quanto per legge vige la presunzione di detenzione di apparecchio televisivo. Tale dichiarazione andrà depositata presso l’Agenzia delle Entrate e avrà validità solo per l’anno in cui è stata presentata. Ricordiamoci però che anche solo essere titolari di un abbonamento Internet obbligherà al pagamento del canone. Abbiamo detto che canone e bolletta elettrica viaggeranno insieme.

 

Ma cosa succede se nessun membro della famiglia è titolare di un’utenza elettrica? In quest’ultimo caso il Decreto del Ministero dello Sviluppo Economico pubblicato nel 2016 in Gazzetta Ufficiale prevede il pagamento del canone in un’unica soluzione. Dall’anno 2017 il pagamento deve avvenire entro il 31 gennaio.

Se non pago il canone Rai mi staccano la corrente? Quello che devi sapere

Ebbene, gli operatori energetici non potranno interrompere la fornitura in caso di mancato pagamento del canone. Il fornitore che eroga il servizio di corrente elettrica non può rifiutare il pagamento parziale e soprattutto non può sospendere il servizio. In questo caso specifico non sarà necessaria nessuna dichiarazione o richiesta da inoltrare al fornitore di energia elettrica. Il pagamento della bolletta, anche se comprensiva sia dei costi di servizio elettrico che del canone, verrà imputato prima ai consumi di corrente. Quali conseguenze, quindi, se non paghiamo il canone ma solo la corrente? In questo caso riceveremo un sollecito di pagamento relativo all’importo del canone.

 

 

Fonte: www.proiezionidiborsa.it

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Voltura con accollo o senza accollo? Ti spieghiamo la differenza e in che momento ti puoi trovare in una di queste due situazioni.

Quando entri in una nuova casa ed i contatori sono già attivi ti occorrerà richidedere la voltura ovvero un semplice cambio di nominativo del contratto in essere.

  • L’essenziale
  • Il contratto delle utenze di luce o gas non si può trasferire da una casa all’altra;
  • Se i contatori sono attivi, bisognerà richiedere una voltura;

Cosa significa voltura con accollo?

Ti potresti trovare davanti a due possibili tipi di volture: con accollo e senza accollo. Ti spieghiamo la differenza.

In caso di voltura con accollo, il nuovo inquilino rimarrà con lo stesso fornitore di luce e/o gas dell’attuale intestatario, firmandone le stesse condizioni contrattuali ed economiche. Quando si presenta una situazione di questo tipo, il nuovo intestatario si dovrà fare carico anche di eventuali debiti lasciati dalla persona a cui era intestato il contratto in precedenza.

Cambio di nominativo in bolletta

La voltura con accollo è completamente gratuita e, una volta inviata tutta la documentazione necessaria alla società di vendita, entro circa una settimana sarà effettivo il cambio di nominativo sulle fatture. Ricorda che la voltura con accollo si può richiedere:

  • Per decesso dell’intestatario: l’erede può fare richiesta di voltura, inviando al fornitore il certificato di morte del familiare intestatario delle bollette di luce e gas.
  • In caso di separazione o divorzio: dovrà essere presentata l’autorizzazione scritta del coniuge intestatario delle fatture oppure una copia della sentenza di separazione/divorzio che attribuisce al coniuge assegnatario della casa i contratti di fornitura di luce e gas.

Voltura senza accollo

Voltura con o senza accollo

Con voltura senza accollo ci si riferisce ad un cambio di nominativo in bolletta, in seguito ad un cambio di contratto e, quindi, di condizioni economiche.

In questo modo sarai al riparo da eventuali posizioni debitorie dell’attuale intestatario.

La voltura senza accollo non è gratuita, ma prevede i seguenti costi:

  1. Contributo fisso di 27,03€
  2. Costi di gestione della pratica, che di solito si aggirano tra i 20 e i 60€, ma variano in base al gestore
  3. Eventuale deposito cauzionale

Dal momento della richiesta al fornitore di tua scelta, la voltura avverrà entro circa un mese: il nostro consiglio è quindi quello di chiedere il cambio di nominativo sulle bollette prima di entrare nella nuova casa.

Documentazione per la voltura

Indipendentemente dal fatto che tu faccia una voltura con o senza accollo, i documenti da presentare al fornitore sono i seguenti:

  • Dati anagrafici del vecchio e del nuovo intestatario
  • Indirizzo di fornitura
  • Codice POD per luce e PDR per il gas
  • Potenza impegnata del contatore dell’energia elettrica
  • Utilizzo che si farà del metano (cottura, acqua calda, riscaldamento)
  • Codice IBAN per la domiciliazione bancaria delle fatture
  • Email per bolletta web

 

 

 

fonte:https://luce-gas.it

Il metodo più economico per ricaricare un’auto elettrica resta sempre la ricarica casalinga, ma per farlo potrebbe essere necessario aumentare la potenza massima del contatore

Enelmain

Chi ha acquistato un’auto elettrica, ma anche chi sta pensando a un eventuale acquisto futuro, può avere la necessità di ricaricare la batteria presso la propria abitazione. Le tariffe residenziali della corrente elettrica restano infatti ad oggi quelle più economiche e quindi convenienti anche per la batteria di trazione di una vettura. Per far ciò è necessario prevedere l’acquisto di una wallbox (più professionale, più sicura e con report costanti dell’energia prelevata) o almeno una robusta presa industriale per supportare gli alti carichi di corrente per diverse ore.

Fatto ciò però è necessario anche ragionare sulla potenza disponibile al proprio contatore. Infatti, anche qualora la ricarica venga effettuata nel box rimessa, la propria presa non può essere collegata all’impianto condominiale, ma per motivi di corretta fatturazione deve essere una derivazione diretta del contatore della propria abitazione. La potenza utilizzata per elettrodomestici e affini deve quindi essere condivisa anche con l’automobile, quando in ricarica, rischiando di superare i limiti massimi in caso di distrazione. Può tornare utile in questi casi aumentare la potenza massima erogata dal proprio contatore, indipendentemente da quale sia il fornitore con cui si ha il contratto in essere. Generalmente i contratti italiani prevedono 3 kW di potenza (prelievo massimo 3.3 kW) che possono appunto essere pochi.

Dal 2017 è possibile aumentare la potenza a scaglioni di 0.5 kW, scegliendo il taglio che più si avvicina alle proprie esigenze con un massimo di 6 kW (prelievo massimo di 6.5 kW). Questa operazione però comporta dei costi, anche se ultimamente ridotti. Vediamo quali sono.

Costo per la richiesta di aumento

Come anticipato, l’ARERA (Autorità di Regolazione per Energia, Reti e Ambiente) ha introdotto recentemente delle agevolazioni per la richiesta di aumento potenza per i contratti residenziali. Tali agevolazioni sono state prorogate fino alle richieste presentate entro il 31 dicembre 2023. Il contributo in quota potenza, che è un costo una tantum, equivale a 55.66 euro per ogni kW che si richiede in più. La cifra è scontata rispetto all’importo richiesto precedentemente, che era 69 euro.

Non è richiesto nessun contributo per oneri amministrativi. Nel caso l’aumento comporti delle frazioni di kW (0.5 o 1.5 ad esempio) è necessario calcolare l’importo in proporzione. Sottolineiamo ancora che si tratta di una cifra da corrispondere solo all’atto della richiesta, e che non si ripete annualmente.

Costo annuo in bolletta

Oltre alla spesa richiesta per la domanda di aumento potenza, ci sarà una quota fissa annuale, quella che già si corrisponde, che crescerà in base alla nuova potenza impegnata. La recente riforma ha stabilito che chiede più potenza non avrà un costo al kWh superiore, che quindi resta uguale per tutti i clienti, ma avrà solo dei costi fissi superiori in virtù della maggiore potenza impegnata dal fornitore. Passando ad esempio da 3 kW a 4.5 kW, il costo aggiuntivo annuale sarà di 35.70 euro. Con il salto più ampio, ovvero da 3 kW a 6 kW, si pagherà in più 71,55 euro ogni 12 mesi. Per chi invece ha già il contatore a 4.5 kW e desidera salire a 6 kW, il contributo annuale è sempre di 35.70 euro.

È sufficiente per ricaricare le nuove auto elettriche?

Immaginando di possedere una vettura elettrica nella media delle nuove proposte, quindi con batteria tra 50 e 60 kWh, si può immaginare di dividere durante la notte la potenza tra abitazione e ricarica. Riservando almeno 1.5 kW per la normale gestione di frigorifero e poche altre utenze (come le luci), durante le ore notturne è possibile destinare fino a 4.5 kW alla vettura, che quindi in circa 10 ore può incamerare 45 kWh, praticamente il pieno, immaginando di arrivare a casa non completamente scarichi. Nel caso si voglia anche caricare di giorno, o non si voglia procedere con troppi calcoli e programmi, è possibile anche avvalersi di wallbox smart. Queste particolari prese, oltre alla già citata maggiore sicurezza, sono in grado di riconoscere dinamicamente il carico dell’impianto, e variare quindi automaticamente la quota riservata alla vettura.

 


fonte: https://www.dmove.it/news/aumentare-la-potenza-del-contatore-per-ricaricare-un-auto-elettrica-ecco-modalita-e-costi

La fine della maggior tutela per le bollette di luce e gas resta per ora fissata al 1° gennaio 2022 come stabilito dal decreto legge Milleproroghe. Anche se in Parlamento, che sta esaminando il provvedimento, si moltiplicano gli emendamenti e giovedì 30 gennaio è arrivato anche il parere della commissione Attività Produttive della Camera che suggerisce un’uscita scaglionata per famiglie e imprese a partire dal 2021. E i nodi irrisolti, in vista della completa liberalizzazione del mercato dell’energia, sono ancora tanti come ha puntualmente segnalato l’Autorità per l’energia, le reti e l’ambiente (Arera) nella sua ultima segnalazione al Parlamento.

1- L’uscita dalla maggior tutela per le Pmi
Il primo problema su cui l’Autorità presieduta da Stefano Besseghini solleva l’attenzione riguarda la tempistica di uscita delle pmi dai servizi di tutela. La scelta contenuta nel Milleproroghe di far scattare la chiusura della maggior tutela al 1° gennaio 2022 per tutti (famiglie e clienti commerciali) non è, ricorda l’Arera, «del tutto coerente con la direttiva Ue 2019/944» che stabilisca la facoltà di continuare a ricorre al regime di prezzi regolati «per un periodo transitorio» solo per i clienti domestici e/o le microimprese (quelle che hanno 10 dipendenti al massimo e un fatturato annuo o un totale di bilancio non superiore ai 2 milioni di euro). Ergo: le piccole imprese (meno di 50 occupati e fatturato annuo o totale di bilancio annuo non superiore a 10 milioni di euro), seguendo l’indicazione dell’Europa, dovrebbero quindi abbandonare la fine tutela dal 1° gennaio 2021.

2 -La gradualità nella fine della tutela di prezzo
L’altro nodo sottolineato dall’Arera riguarda la modalità di uscita dal regime di maggior tutela. L’articolo 12, comma 3, del decreto Milleproroghe non prevede infatti alcuna gradualità nella transizione verso il nuovo assetto di mercato in cui non sarà presente la tutela di prezzo. Ma questa gradualità, spiega l’Authority, avrebbe invece consentito di mitigare l’impatto sul cliente finale del passaggio al nuovo modello di libero mercato sancito dalla legge sulla concorrenza. Anche perché, vale la pena di ricordare, in media – dati 2019 – il 53,5% dei clienti domestici (le famiglie, circa 14,9 milioni) e il 40,9% di quelli non domestici (le imprese, 2,7 milioni) è ancora fornito in maggior tutela nel settore elettrico, mentre nel gas sono circa 9,6 milioni di clienti finali (il 47% dei clienti domestici e il 42% dei condomini uso domestico).

3 -La proroga dei prezzi regolati per famiglie e microimprese
Nella segnalazione a Parlamento e Governo, l’Autorità suggerisce poi che, qualora il legislatore decida di posticipare l’uscita dalla maggior tutela per microimprese (oltreché per le famiglie), dovrebbe precisare «il livello di potenza contrattualmente impegnata», in aggiunta ai criteri identificativi fissati dalla direttiva europea per distinguere le diverse tipologie di imprese ma giudicati evidentemente troppo vaghi per consentire una gestione oculata dell’uscita dei clienti commerciali dalla tutela di prezzo.

4 -La disciplina del servizio di salvaguardia
Per gestire al meglio la transizione e consentire l’erogazione della fornitura di energia ai clienti finali per cui verrà meno la tutela di prezzo, l’Arera ribadisce poi «la necessità di certezza e stabilità normativa in relazione alle modalità individuate dal legislatore per l’assegnazione del servizio di salvaguardia». Quest’ultimo dovrebbe infatti assicurare la continutà della fornitura a chi, allo scadere del termine previsto per la fine della tutela (1° gennaio 2022), non sarà ancora passato nel mercato libero o si troverà senza un venditore per motivi non imputabili alla sua volontà, come aveva peraltro previsto la legge sulla concorrenza.

5 – Il responsabile della continuità della fornitura
Sempre con riferimento al servizio di salvaguardia, la segnalazione ribadisce l’esigenza di identificare ex lege il responsabile della continuità della fornitura «anche in condizioni di indisponibilità degli esercenti la salvaguardia che saranno selezionati mediante le procedure concorsuali». Come noto, la legge sulla concorrenza stabilisce infatti che i clienti senza fornitore all’indomani della fine delle tutele di prezzo saranno assegnati al servizio di salvaguardia attraverso aste e con condizioni che incentivino il passaggio degli utenti. Inoltre l’Autorità, chiamata a regolare questo servizio, si propone di valutare «l’opportunità di identificare il soggetto responsabile della gestione delle predette procedure (le aste, ndr)».

6 – Le differenze tra mercato elettrico e gas
L’ultima annotazione riguarda la tempistica di uscita dalle tutele di prezzo per elettricità e gas. Il Milleproroghe, come detto, non prevede una scadenza diversa per la fine dei prezzi regolati, ma, nella segnalazione, l’Arera auspica «un percorso di graduale superamento dei regimi di tutela in entrambi i settori» in modo da perseguire nel modo più efficace la completa liberalizzazione dei due comparti che registrano un diverso livello di maturità nel percorso verso la definitiva liberalizzazione (il mercato del gas risulta più avanti rispetto all’elettrico).

7 – I poteri dell’Arera
L’Autorità naturalmente promuove la completa liberalizzazione del mercato dell’energia che può portare, si legge nella segnalazione, «reali benefici ai clienti finali», a patto però che si sviluppi una reale concorrenza sul lato della domanda e che aumenti la conoscenza del mercato e la consapevolezza del cliente. Ma per far sì che l’apertura del mercato avvenga in modo efficace, l’Arera chiede «che le sia espressamente riconosciuta dal legislatore la potestà di attuare un’azione regolatoria di carattere asimmetrico, ferme restando le potestà già assegnatele dal legislatore nell’ambito del libero mercato».

 

fonte:http://amp.ilsole24ore.com/pagina/ACc9yvFB

La fine del mercato tutelato dell’energia è ormai prossima, anche se rinviata alcuna una volta a gennaio 2022. Come funzionerà il processo? Conviene da subito spostarsi sul mercato libero senza aspettare due anni?

Mercato tutelato verso la fine: tutto ciò che c'è da sapere sul futuro delle bollette di luce e gas

Sembrava che dopo ripetuti rinvii da luglio 2020 fosse prevista anche in Italia l’abolizione delle tariffe elettriche e del gas del servizio di maggior tutela, ovvero il completo passaggio al mercato libero dell’energia. Invece con il decreto Milleproroghe il provvedimento è ulteriormente slittato a gennaio 2022.

Evidentemente secondo il governo l’Italia ancora non è pronta ad affrontare una piena liberalizzazione di un mercato come quello dell’energia che da sempre deve far fronte a una situazione sostanzialmente ancora di oligopolio piuttosto farraginoso e poco chiaro.

Il rischio, infatti, era quello di dare vita ad un mercato selvaggio verso clienti poco informati e non preparati ad affrontare un mercato che potrebbe secondo alcuni assomigliare ad una sorta di far west.

Ma cerchiamo di capire cosa significa il mercato tutelato e quello invece senza tutela.

Cosa significa la fine del mercato tutelato

In altre parole, i clienti in maggior tutela, con la nuova normativa, non potranno più pagare la luce ed il gas al prezzo del tutelato, ma dovranno scegliere un fornitore del libero mercato. Negli anni ‘90 il Dl. n. 79 del 16 marzo 1999 (decreto Bersani) ha avviato la liberalizzazione del mercato. Tale decreto, che recepiva ufficialmente le indicazioni della direttiva comunitaria del 1996 volta alla creazione del Mercato Unico dell’energia in Europa, ha portato a una graduale liberalizzazione delle attività di produzione, importazione, esportazione, acquisto e vendita di energia elettrica.

Dal luglio 2007 il mercato dell’energia in Italia è liberalizzato. Ogni fornitore può decidere di entrare sul mercato in qualsiasi momento e gli utenti possono liberamente decidere a quale fornitore rivolgersi.

Secondo l’ultima relazione annuale ARERA (Autorità per la Regolazione per Energia Reti e Ambiente), gli italiani interessati a questo passaggio sono poco meno di 17 milioni. Circa la metà delle utenze in Italia, che si stima in 30 milioni, dovrà obbligatoriamente passare alle offerte del Mercato Libero entro luglio 2020.
In alternativa, entrerà nel cosiddetto mercato di salvaguardia clienti domestici del mercato a maggior tutela, ad oggi, rappresentano il 57% delle quote del mercato.

Ciò vuol dire che il mercato libero sta avanzando, è passato dal 49 al 53% dal 2017 al 2018. Questo perché forse non è ancora stato ben chiarito la differenza fra le due tipologie di mercati. Molti non effettuano lo “switch” perché non sono stati bene informati su cosa significhi la liberalizzazione del mercato energetico.

La differenza tra il mercato tutelato e il mercato libero

Con il mercato tutelato, i consumatori hanno accesso all’energia alle condizioni economiche e contrattuali fissate dall’autorità per l’energia. Concretamente, la “tutela” è la condizione che garantisce a tutti quei consumatori che non hanno ancora aderito al mercato libero contratti energetici in cui il prezzo dell’energia è calibrato trimestralmente da ARERA in base all’oscillazione del valore delle materie prime sul mercato.

Con il mercato libero, invece, non ci sarà più l’authority di Stato a controllare i costi dell’energia e il mercato sarà determinato dalle società elettriche che offriranno, in concorrenza tra loro, diverse soluzioni contrattuali ai consumatori. Gli utenti perciò sceglieranno l’operatore che offre le tariffe migliori secondo le loro esigenze e con il prezzo determinato appunto dalla concorrenza tra operatori e dall’incrocio tra domanda e offerta.

A cosa fare attenzione

Questo, come di solito avviene, dovrebbe portare sicuramente benefici agli utenti, perché inevitabilmente maggiore concorrenza produce quasi sempre un abbattimento dei costi per i consumatori. Ma occorre però avere delle accortezze per evitare che si possa finire nelle mani di qualche operatore senza scrupolo. Ecco che allora che diventa determinante scegliere con cura il fornitore del servizio.

Ma oltre a questo sarebbe anche necessaria una politica di informazione proprio per tutelare i consumatori, che rischiano di trovarsi di fronte a una sorte di giungla, di fronte ad una moltitudine di operatori che cercheranno qualsiasi mezzo per conquistare nuovi utenti. Per sgomberare il campo da equivoci, che purtroppo potrebbero capitare, è utile dire con chiarezza che, nel caso in cui il consumatore non dovesse uscire dal mercato tutelato in tempo scegliendo un nuovo fornitore, non subirà né penali, né distacco della fornitura.

Verrà assegnato automaticamente a un fornitore sulla base di modalità ancora da definire, nel cosiddetto mercato di salvaguardia. Secondo alcuni però questo passaggio potrebbe comportare una tariffazione più alta rispetto alla libera scelta di un operatore del mercato libero. Ecco perché soprattutto è stata presa la decisione di un nuovo rinvio.

La questione infatti a cui molti utenti si troveranno di fronte è come scegliere fra le decine di operatori presenti (ed altri ne arriveranno) quello più confacente alle proprie esigenze, senza rischiare poi di cadere in qualche operatore, magari un po’ “spregiudicato”.

L’informazione è sicuramente la base per poter fare la propria scelta. Ma spesso da sola non basta, perché dietro ad alcune offerte spesso potrebbero nascondersi delle insidie.

Il possibile apporto della blockchain

Ecco allora che su questo punto un valido aiuto potrebbe essere dato dalle nuove tecnologie, come per esempio, la blockchain. La nuova e innovativa tecnologia che permette di operare qualsiasi transizione in maniera decentralizzata e sicura potrebbe essere una soluzione ottimale per garantire che il servizio possa avere tutti crismi di sicurezza e garanzia del caso.

La blockchain, infatti, garantisce che ogni transazione venga fatta in maniera sicura, affidabile e certa, senza intervento di nessun mediatore esterno e grazie ai cosiddetti “smart contract” dà la possibilità di operare nella massima trasparenza e sicurezza.
Ad oggi non vi è alcun operatore sul mercato che possa offrire un servizio di erogazione di energia e gas in blockchain, ma non è detto che in futuro ciò non possa accadere.

 

fonte:https://www.money.it/Mercato-tutelato-fine-cosa-sapere-bollette-luce-gas